Descrizione
L'utilizzazione di radiazioni ionizzanti (ultraviolette, raggi X e raggi gamma), non essendovi più dubbi circa i connessi rischi per la salute dei soggetti ad esse esposti, è da tempo regolamentata dal legislatore, sia comunitario che nazionale.
La materia, da poco ridisciplinata, con norme anche di carattere penale, dal D. L.vo 17 marzo 1995, n. 230, che - in attuazione di sei direttive Euratom - ha sostituito, dopo oltre trent'anni, il D.P.R. 13, febbraio 1964, n. 185, è stata ritoccata recentemente con specifico riferimento alla protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori.
Affatto diversa la situazione riguardante le radiazioni elettromagnetiche "non ionizzanti", quelle, cioè in cui l'energia associata -anche se di alta intensità- non determina nella materia il fenomeno fisico della ionizzazione, consistente nel processo di scissione di molecole o atomi elettricamente neutri in due o più parti, dette ioni, dotate di cariche elettriche positive o negative; le NIR non danneggiano, quindi, direttamente la cellula, rompendo i legami atomici che tengono unite le molecole, come le radiazioni ionizzanti, ma comunque producono modificazioni termiche, meccaniche, chimiche e bioelettriche.
Lo straordinario sviluppo industriale e tecnologico degli ultimi anni (elettrodotti, cavi, antenne, elettrodomestici, computer, telefoni cellulari, apparecchi elettrici ed elettronici di ogni genere) ha determinato un notevole incremento delle radiazioni non ionizzanti nell'ambiente, nelle case, nei luoghi di lavoro, che sono andate ad aggiungersi a quelle prodotte dalle maggiori sorgenti naturali di campi elettromagnetici (la terra, il sole, le scariche atmosferiche), con la conseguenza che si è ora esposti a campi di intensità decisamente superiore (circa un milione di volte) a quella naturale, venendosi così a determinare un altro vero e proprio fenomeno di inquinamento, di natura fisica, come quello acustico, e quindi più subdolo ed insidioso di quelli di natura chimica e microbiologica.
Si pongono, pertanto, con sempre maggiore insistenza, i problemi della protezione della salute della popolazione e della salvaguardia dell'ambiente dai campi elettromagnetici, ovviamente con modalità compatibili con l'irrinunciabile sviluppo di un moderno paese industrializzato.
Indispensabile, a questo punto, è la distinzione nell'ambito dei campi elettromagnetici (CEM) tra quelli "a bassa frequenza" (vi rientrano, ad esempio, le frequenze di 50 Hz utilizzati in Europa per la rete elettrica), e quelli "ad alta frequenza" (onde radio, microonde, ecc.), con applicazioni soprattutto nel settore delle telecomunicazioni e nei processi industriali.
Deve tenersi, a tal uopo, presente che la frequenza, ossia il numero di oscillazioni dell'onda al secondo (Herz, Hz), è inversamente proporzionale alla lunghezza d'onda (distanza percorsa dall'onda nel tempo di una oscillazione completa) ed è direttamente proporzionale all'energia associata. Sui meccanismi di interazione con i sistemi biologici, in particolare col corpo umano, incidono altresì l'intensità dei campi ed il tempo di esposizione ad essi.
LE SORGENTI
Le principali sorgenti di campi elettromagnetici che interessano gli ambienti di vita possono essere suddivise in base alle frequenze a cui operano.
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Bassa frequenza
- le linee di distribuzione della corrente elettrica ad alta, media e bassa tensione (elettrodotti);
- gli elettrodomestici e i dispositivi elettrici in genere.
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Altafrequenza
- gli impianti di telecomunicazione (impianti radiotelevisivi, stazioni radio-base, telefoni cellulari);
- forni a microonde, apparati per saldatura e incollaggio a microonde, etc.
I campi elettromagnetici inoltre vengono usati in medicina a scopo diagnostico o terapeutico: risonanza magnetica nucleare, marconiterapia, radarterapia, magnetoterapia
Le sorgenti domestiche
Negli ambienti di vita e di lavoro, tutti gli apparecchi alimentati con l’energia elettrica sono sorgenti di campi elettrici e magnetici.
Il campo elettrico è sempre presente negli ambienti domestici indipendentemente dal funzionamento degli elettrodomestici. Il campo magnetico invece si produce solamente quando gli apparecchi vengono messi in funzione ed in essi circola corrente.
Impianti fissi per telecomunicazioni
Un impianto di telecomunicazione è un sistema di antenne la cui funzione principale è quella di consentire la trasmissione di un segnale elettrico, contenente un’informazione, nello spazio aperto sotto forma di onda elettromagnetica.
Le antenne possono essere sia trasmittenti (quando convertono i segnale elettrico in onda elettromagnetica) sia riceventi (quando operano la trasformazione inversa). Gli impianti di telecomunicazioni trasmettono ad alta frequenza (tipicamente le frequenze utilizzate sono comprese tra i 100 kHz e 300 GHz).
Esistono due diverse metodologie di trasmissione:
- di tipo broadcasting: da un punto emittente a molti punti riceventi, come accade per i ripetitori radiotelevisivi e le stazioni radio base della telefonia cellulare;
- direttiva: da punto a punto, quella ad esempio dei ponti radio.
I ripetitori radiotelevisivi sono situati per lo più in punti elevati del territorio (colline o montagne), dato che possono coprire bacini di utenza che interessano anche diverse province.
Il servizio di telefonia cellulare viene realizzato tramite un sistema complesso di tipo broadcasting che è la rete radiomobile. Essa è distribuita sul territorio ed è costituita da un insieme di elementi, ognuno dei quali è in grado di dialogare con gli altri: le centrali di calcolo in grado di localizzare l’utente e di gestirne la mobilità, le centrali che fisicamente connettono le linee, le Stazioni Radio Base e i telefoni cellulari. Le stazioni radio base per la telefonia cellulare sono gli impianti di telecomunicazione che, per la loro capillare diffusione nei centri abitati, generano maggiore preoccupazione tra i cittadini. Ciascuna SRB è costituita da antenne che trasmettono il segnale al telefono cellulare ed antenne che ricevono il segnale trasmesso da quest’ultimo.
Le antenne possono essere installate su appositi tralicci, oppure su edifici, in modo che il segnale possa essere irradiato senza troppe attenuazioni sul territorio interessato.
Le frequenze utilizzate sono comprese tra i 900 MHz e i 1900 MHz e le potenze in antenna possono variare tra i 25 Watt (per sistemi GSM) e circa 70 Watt (per sistemi TACS). Ogni SRB interessa una porzione limitata di territorio, detta comunemente cella.
A differenza degli impianti radiotelevisivi sono usati bassi livelli di potenza per evitare che i segnali provenienti da celle attigue interferiscano tra loro. Inoltre, grazie anche alle particolari tipologie di antenne impiegate, i livelli di campo elettromagnetico prodotto rimangono nella maggioranza dei casi molto bassi. Al suolo, i livelli di campo elettrico che si riscontrano entro un raggio di 100-200 m da una stazione radio base sono generalmente compresi tra 0.1 e 2 V/m, mentre il decreto nazionale fissa a 20 V/m il limite di esposizione e a 6 V/m la misura di cautela (nel caso di edifici adibiti a prolungata permanenza). All’aumentare dell’altezza da terra, il campo elettrico aumenta in quanto ci si avvicina alla direzione di massimo irraggiamento delle antenne trasmittenti (che di solito sono poste a 25-30 m da terra).
In zone caratterizzate da alta densità di popolazione è necessaria l’installazione di un numero elevato di SRB, tuttavia la vicinanza relativa tra gli impianti stessi impone che le potenze in antenna siano mantenute, per quanto possibile, ridotte onde evitare i problemi dovuti alle interferenze dei segnali.
I ponti radio sono un esempio di sistemi a trasmissione direttiva.
Essi sono realizzati con antenne paraboliche che irradiano l’energia elettromagnetica in fasci molto stretti per collegare tra loro due antenne anche molto lontane e tra le quali non devono essere presenti ostacoli.
Di solito vengono utilizzate potenze molto basse (spesso anche inferiori al Watt), e l’elevato impatto visivo di questi impianti, l’elevata direttività delle antenne e le basse potenze utilizzate rendono trascurabili gli effetti di questo tipo di trasmissione.
CAMPI ELETTROMAGNETICI E SALUTE
I possibili effetti sulla salute dei campi elettromagnetici si possono distinguere tra effetti sanitari acuti, ed effetti cronici.
Gli effetti acuti possono manifestarsi come immediata conseguenza di esposizioni elevate al di sopra di una certa soglia.
Sono stati segnalati:
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per esposizione alle alte frequenze (stazioni radiobase, impianti radiotelevisivi, telefoni cellulari, etc.)
- opacizzazione del cristallino
- anomalie alla cornea
- ridotta produzione di sperma
- alterazioni delle funzioni neurali e neuromuscolari
- alterazioni nel sistema immunitario
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per esposizione alle basse frequenze (linee elettriche, elettrodomestici, etc.)
- effetti sul sistema visivo e sul sistema nervoso centrale
- stimolazione di tessuti eccitabili
- extrasistole e fibrillazione ventricolare
Sono stati riscontrati inoltre sintomi quali cefalea, insonnia, affaticamento, in presenza di campi al di sotto dei limiti raccomandati per la protezione dagli effetti acuti (ipersensibilità elettromagnetica).
Gli effetti cronici possono manifestarsi dopo periodi anche lunghi di latenza in conseguenza di lievi esposizioni, senza alcuna soglia certa. Tali effetti hanno una natura probabilistica.
Per quanto riguarda le alte frequenze, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sostiene che ‘non c’è nessuna evidenza convincente che l’esposizione a RF renda più breve la durata della vita, né che induca o favorisca il cancro’.
Per l’esposizione alle basse frequenze, alcuni studi hanno ipotizzato un aumento del rischio per la leucemia infantile. Secondo stime effettuate dall’Istituto Superiore di Sanità, l’esposizione ai campi prodotti dalle linee elettriche potrebbe causare in Italia indicativamente l’1% dei circa 400 casi di leucemia infantile che si registrano ogni anno.
LA NORMATIVA
La normativa nazionale e regionale per la tutela della popolazione dagli effetti dei campi elettromagnetici disciplina separatamente le basse frequenze (elettrodotti) e le alte frequenze (impianti radiotelevisi, stazioni radiobase, ponti radio).
Il 14 febbraio 2001 è stato approvato dalla Camera dei deputati (con 239 voti a favore , un solo voto contrario e 157 astensioni) il disegno di legge quadro sull'inquinamento elettromagnetico che era stato approvato lo scorso 24 gennaio dal Senato (L. 22/02/2001).
In generale il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinanti ambientali distingue tra:
- effetti acuti (o di breve periodo), basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione che garantiscono con margini cautelativi la non insorgenza di tali effetti);
- effetti cronici (o di lungo periodo), privi di soglia e di natura probabilistica (all’aumentare dell’esposizione aumenta non l’entità ma la probabilità del danno), per cui si fissano livelli operativi di riferimento per prevenire o limitare il possibile danno complessivo.
Basse frequenze
- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 aprile 1992: "Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno"
- Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 28 settembre 1995: "Norme tecniche procedurali di attuazione del DPCM 23 aprile 1992 relativamente agli elettrodotti"
Altefrequenze
- Decreto del Ministero dell’Ambiente 10 settembre 1998, n. 381: "Regolamento recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana".
In ogni caso l’installazione delle stazioni radio-base deve comunque sottostare agli obblighi previsti dalle specifiche norme comunali (licenza edilizia, dichiarazione d’inizio attività…). I Comuni normalmente richiedono preventivamente un parere tecnico sull’impatto ambientale dell’impianto. Alcuni Comuni stanno adottando specifici regolamenti per l’installazione delle stazioni radio-base.
Attualmente i limiti stabiliti dalla legislazione italiana sono i più bassi a livello internazionale.
Per le frequenze utilizzate nella telefonia cellulare, ad esempio, il DM 381/98 prevede un limite di esposizione di 20 V/m, con un valore di cautela di 6 V/m, mentre la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea n. 1999/519/CE del 12/7/99 fissa un livello di riferimento di 41 V/m per la frequenza di 900 MHz e di 58 V/m per la frequenza di 1800 MHz.
Per segnalare un inconveniente scaricare il "Modulo per verifica presunto inquinamento elettromagnetico" nel link sotto riportato.