Descrizione
Colonnello di cavalleria, il suo reggimento meritò la medaglia d'oro al valore. Fu uno dei migliori cavalieri italiani. Si dedicò presto alla vita militare. Fu prima sottotenente di carriera nel reggimento "Guide" a Voghera. Allo scoppio della prima guerra mondiale passò a quello dei "Cavalleggeri di Vittorio Emanuele" di cui divenne capitano. Con questo grado fu poi al "Savoia Cavalleria" e combatté sul Carso. Divenne in breve uno dei migliori cavalieri italiani e vinse numerosissimi concorsi ippici alle Olimpiadi. Ritornato in servizio durante la II guerra mondiale fu destinato con il suo reggimento in Russia. Alle ore 4,30 del 24 agosto 1942 con il suo Reggimento "Savoia Cavalleria" fu protagonista dell'ultima carica di cavalleria. Trovatosi con il Reggimento circondato da quattromila fanti di una divisione siberiana dell'esercito russo nella piana di Isbuschenskj, infilatosi i guanti come se andasse ad una parata e dopo aver ordinato al porta bandiera di togliere lo stendardo dalla guaina il col. Bettoni comandò la carica, liberando così i suoi 800 uomini e cavalli dall'accerchiamento e guadagnando allo stendardo del Reggimento la medaglia d'oro al valore. Dopo '8 settembre 1943 il Bettoni fu a contatto con la Resistenza bresciana che gli offrì posti di rilievo tra cui il comando militare, ma subito sospettato dovette nascondersi. Dopo il 25 aprile 1945 fu nominato comandante militare della piazza di Brescia. Rimase di aperta fede monarchica e nel 1946 inviò lo stendardo del Savoia Cavalleria che aveva nascosto durante il periodo della R.S.I. al re in esilio. Collocato d'autorità nella riserva si dedicò quasi del tutto ai suoi cavalli. Morì poche ore dopo aver partecipato al concorso ippico a lui intitolato in piazza di Siena a Roma.