Ghislandi Guglielmo

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15 agosto 1887 - 2 marzo 1965 - In carica dal 1946 al 1948

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Politico bresciano – avvocato – antifascista – primo sindaco di Brescia dopo la Liberazione

Guglielmo Ghislandi (15 agosto 1887 – 2 marzo 1965), sindaco dal 30 aprile 1945 al 13 giugno 1948. Nasce a Breno da famiglia benestante, il padre Luigi è proprietario di una filanda. Studia al liceo Sarpi di Bergamo, poi al collegio Ghisleri di Pavia, città nella quale si laurea in Giurisprudenza. Si dedica all’avvocatura presso il tribunale di Breno. Nel 1909 i primi impegni pubblici su posizioni democratiche zanardelliane, contro la maggioranza liberal-conservatrice che governa Breno. Nel 1912 è eletto sindaco di Breno. È anche giudice conciliatore e presidente della Società Operaia Garibaldi di Breno. Durante la prima guerra mondiale è ufficiale prima al Tonale poi sul Carso dove viene ferito al braccio sinistro. Nel dopoguerra si dedica alla difesa e all’organizzazione dei reduci, delle associazioni combattentistiche e dei mutilati su posizioni democratiche. Alle elezioni politiche del 16 novembre 1919, alla guida di una lista di combattenti, viene eletto deputato alla XXV legislatura nel collegio di Bergamo-Brescia. Alla Camera aderisce al gruppo “Rinnovamento nazionale” fondato da Gaetano Salvemini che raggruppa deputati ex combattenti. Nel 1920 viene rieletto sindaco di Breno mentre nel 1921, con una lista autonoma, non viene rieletto deputato. Torna alla professione forense e, entrato in contatto con Domenico Viotto, si orienta sempre più verso il socialismo, fino ad aderire al Psi, schierandosi con la corrente massimalista e intransigente. Contro di lui cominciano le persecuzioni del regime fascista. Nel maggio del 1926 è allontanato da Breno e radiato dall’ordine professionale. Deve riparare a Milano: qui però viene arrestato e avviato al confino a Lauria in provincia di Potenza, dove rimane fino al dicembre 1927. Tornato a Milano subisce un nuovo arresto, un nuovo processo e viene mandato di nuovo a Lauria. Ne tornerà nel dicembre 1928 con il divieto di raggiungere l’Alta Italia. Si stabilisce a Firenze dove vive stentatamente. Nel 1932 viene riammesso all’esercizio della professione forense e torna a Milano dove riprende i contatti con la struttura clandestina del Psi formata, fra gli altri, da Sandro Pertini e Lelio Basso: diviene, fra il ’42 e il ’43, segretario organizzativo della federazione milanese, oltre che membro della direzione Alta Italia del Psiup. Scoperto, viene catturato nel 1944; dal settembre al novembre 1944 è a San Vittore. Scarcerato, ripara nella Val d’Ossola dove partecipa al movimento resistenziale e vede cadere molti compagni di lotta. Una delegazione del Cln di Brescia lo incontra il 30 aprile del 1945, proponendogli la carica di sindaco. Nei primi mesi è affiancato solo dal vicesindaco, Mario Zanardelli, del Partito d’Azione. Solo nel luglio del 1945 viene affiancato da una vera e propria giunta formata da dodici assessori: Mario Zanardelli e Paolo Nichetti del Partito d’Azione, Domenico Balzarini e Antonio Berlucchi di Democrazia del lavoro, Vittorio Montini e Alessandro Capretti della Democrazia cristiana, Ciro Moscatelli e Giuseppe Fedrizzi del Partito comunista, Gianni Savoldi ed Enrico Avenati del Partito socialista di unità proletaria (lo stesso di Ghislandi), Alessandro Salvadego e Davide Valerio del Partito liberale. Ghislandi e la sua giunta devono affrontare la situazione drammatica in cui versa la città, ferita da pesanti bombardamenti, con migliaia di sfollati e migliaia di reduci che lentamente ritornano dal fronte e dai campi di prigionia. Alle elezioni del 31 marzo del ’46 Ghislandi viene rieletto consigliere comunale e il 30 aprile del 1946 viene eletto sindaco. Il 2 giugno dello stesso anno Ghislandi viene eletto all’assemblea costituente. Non viene però meno il suo impegno come “sindaco della ricostruzione”, anche se in Loggia prende piede la direzione politica e amministrativa del suo vice, Bruno Boni. Alla vigilia delle elezioni del 18 aprile del 1948 Ghislandi si dimette da sindaco, in un quadro di rottura ormai aperta dell’accordo fra i partiti del Cln. Viene eletto deputato ma non abbandona l’impegno in Loggia, dove viene rieletto consigliere comunale ancora nel 1951 e nel 1956. Alla Camera (dove ricoprirà anche l’incarico di vicepresidente della commissione Difesa) viene eletto nel 1948, nel 1953, nel 1958 e nel 1963. Nel 1964, in dissenso di fronte alla nascita del primo governo di centrosinistra, aderisce al Psiup e, con il nuovo partito, ottiene l’elezione in consiglio provinciale nel collegio di Breno. Muore, a 78 anni d’età, il 2 marzo 1965.

Ultimo aggiornamento

06/11/2024, 10:24