Descrizione
Politico bresciano – ex sindaco di Brescia Pietro Padula, sindaco dal 14 ottobre 1985 al 18 settembre 1987 e dal 30 novembre 1987 alla primavera del 1990. Figlio di Maria Maggiore e di Fortunato Padula, direttore provinciale del ministero del Tesoro, Pietro Padula cresce nel quartiere a nord di via Milano, frequenta l’oratorio San Carlo in via Luzzago (da cui discende il gruppo, tuttora attivo, “Chèi del San Carlino”) e gli ambienti della Pace. Dopo la maturità classica all’Arnaldo si laurea in Giurisprudenza alla Statale di Milano. Sposato e padre di quattro figlie, Pietro Padula si accosta all’impegno politico fin da giovane. Nel febbraio del 1956 succede a Delfino Tinelli come delegato provinciale dei gruppi giovanili della Dc. Mantiene questo incarico fino al marzo del ’60, quando passa il testimone a Ciso Gitti. Nel 1960 è eletto consigliere comunale, nel 1964 bissa l’elezione in Loggia. Nel frattempo, dal 1962 al 1980, è vicepresidente provinciale dell’Iacp. Fin dall’inizio della sua militanza nella Dc, insieme all’amico Vittorio Sora, è legato alla corrente di sinistra che al congresso di Napoli del 1954 prende il nome di Iniziativa democratica, e in particolare alla componente di Base che è particolarmente radicata in Lombardia (Marcora e Granelli), a Firenze (Nicolò Pistelli), Avellino (De Mita, Bianco, Gargani) e in Veneto (Dorigo e Gagliardi). Padula viene eletto alla Camera dei deputati per quattro legislature: nel 1968, 1972, 1976 e 1979. Nel 1983 viene eletto al Senato, carica dalla quale si dimette il 16 gennaio 1986 per dedicarsi esclusivamente all’attività amministrativa, essendo stato nel frattempo eletto sindaco. In parlamento Padula ha fatto parte, stabilmente, delle commissioni Giustizia e Lavori pubblici, ed è stato capogruppo della Dc in commissione Inquirente. È anche sottosegretario ai Lavori Pubblici nei governi di unità nazionale, ovvero i governi Andreotti IV e V, dal 1978 al 1979, rispettivamente con i ministri Gullotti e Stammati. Da relatore o in veste di sottosegretario ai Lavori pubblici si occupa delle principali leggi di riforma sulla casa varate in questo periodo: la legge sull’Equo canone, la legge sulla Casa, la legge Bucalossi sul regime dei suoli. Nel 1985 viene eletto sindaco e lascia l’attività parlamentare. In Loggia, alla guida di una maggioranza Dc, Psi, Pri, Pli imposta alcuni dei grandi progetti che caratterizzeranno Brescia negli anni successivi: Palagiustizia, centrale policombustibile, termoutilizzatore, metropolitana leggera, Immobiliare fiera, Piano del castello e Piano delle piazze, grandi mostre a Santa Giulia. Si impegna anche nelle strutture dell’Anci: dal 1986 al 1992 è presidente dell’Anci Lombardia; contemporaneamente entra nel direttivo nazionale durante la presidenza del senatore Triglia. Nel 1992 è il primo presidente nazionale dell’Anci eletto direttamente dalla platea congressuale. Nel 1995 passa il testimone a Enzo Bianco. Alla fine degli anni Novanta dirige la rivista Anci Notizie; è tuttora membro del direttivo nazionale Anci. Dopo l’elezione a sindaco entra nel consiglio d’amministrazione della società “Serenissima”, è vicepresidente della Centro Padane, entra nel consiglio d’amministrazione dell’Efim: all’epoca è la terza holding del sistema delle Partecipazioni pubbliche (dopo Iri ed Eni) ed ha il controllo di società come Agusta, Ansaldo, Breda. Efim sarà sciolta dal governo Amato fra il 1992 e il 1993. Dal 2002 al 2008 Pietro Padula è membro del consiglio d’amministrazione della società Brescia mobilità, controllata dal Comune di Brescia.